La mamma che voleva dormire
Aggiornato il 27 Ottobre 2022
Io devo dormire di notte. Non c’è scampo, non c’è via d’uscita. Questa è stata la base di partenza dell’educazione al sonno di Sofia e Cecilia, le mie bambine. Non ho mai perso di vista i miei bisogni e ho cercato, mettendoci molto impegno e qualche sacrificio, di far vivere loro il momento della messa a nanna nel modo più sereno possibile, con un'unica regola: ognuno nel suo letto, ognuno con i propri spazi, ognuno nel proprio modo.
Ogni bimbo è un mondo a sé, con i suoi ritmi e le sue necessità: ci sono neonati che dormono 12 ore di seguito e altri a cui bastano due ore per essere riposati. Alle 3 del mattino, però, si dorme. E questo significa che non è il momento di giocare, fare urletti o cercare le coccole. Con delicatezza e con fermezza ho accompagnato le mie bimbe a riaddormentarsi dopo la poppata notturna, mantenendo la luce spenta, riducendo le mie parole al minimo indispensabile, evitando i rumori forti, limitandomi a cambiare il pannolino solo in casi di effettiva necessità. In questo modo, sul divano della sala per non svegliare papà, abbiamo trascorso delle ore di relax, facendoci aiutare anche dalla musica avvolgente e conciliante di Giovanni Allevi e imparando a dormire. I ritmi di Sofia si sono ben presto regolarizzati e la fase successiva è stata la messa a nanna con addormentamento nel suo lettino. Anche in questo caso ho perso qualche ora di sonno, pronta a recuperarlo durante i pisolini del giorno successivo della mia piccola. Sono partita dal presupposto che, se io mi addormento in un luogo e mi sveglio in un altro, di sicuro ne sarò spaventata. Così anche i bambini, se addormentati in braccio e poi messi nel lettino, al risveglio piangeranno perché non troveranno più la loro mamma a fianco. Meglio, quindi, spendere le proprie energie per aiutare il piccolo ad addormentarsi nel proprio lettino, con tante coccole, un libro della nanna e una routine che lo rassicuri. Una lucetta di sicurezza farà in modo che il buio non lo spaventi, durante un eventuale risveglio notturno.
Ho dovuto lottare molto con il mio istinto, che mi suggeriva di alzarmi subito dal letto al primo vagito notturno di Sofia. Imparando ad aspettare ho scoperto che non sempre un suono che usciva dalla sua bocca si sarebbe trasformato in un pianto che richiedesse il mio intervento. A volte si svegliava, si girava nel lettino, emetteva un vagito e riprendeva a dormire, senza che io dovessi abbandonare il mio comodissimo giaciglio.
Ci sono voluti molti aggiustamenti prima di trovare il giusto equilibrio, prima di arrivare alla meraviglia di oggi, momento in cui le mie bambine ascoltano la fiaba della buona notte sdraiate nei loro lettini, si prendono un bacio e qualche coccola e attendono di addormentarsi serene, sicure che il sonno sarà per loro il momento della quiete, della ripresa delle forze in vista della giornata successiva, che ci vedrà di nuovo insieme, già dal risveglio.
Il lettone? Per noi oggi è una coccola, un’occasione speciale, quando papà è via per lavoro, quando c’è bisogno di più vicinanza, quando stanno male o hanno voglia di una dose extra di coccole. Il co-sleeping, diciamolo chiaramente, è scomodo per tutti, non permette a nessuno di riposare profondamente e non lascia a mamma e papà quello spazio di privacy a cui noi non abbiamo mai voluto rinunciare.
Come dicevo, io ho bisogno di dormire. Poi di giorno sono la mamma più disponibile del mondo, ma la notte non è fatta per fare la mamma J
E voi che ne pensate?