Cosa succede se la gravidanza va oltre il termine
Aggiornato il 07 Maggio 2024
Per la maggior parte delle donne in dolce attesa, il travaglio comincia spontaneamente tra la 37° e la 41° settimana. Tuttavia, nel 5-10% dei casi, ciò non succede. E la gravidanza si protrae oltre la 42° settimana. Cosa succede, a quel punto? In gergo si parla di “parto indotto”, o di “induzione del parto”.
Gravidanza oltre il termine, perché bisogna intervenire
I rischi materni, fetali e neonatali aumentano oltre le 41 settimane di età gestazionale: in particolare, il rischio di morte è più elevato quando la gravidanza si protrae. Non solo: una gravidanza oltre il termine aumenta il rischio di traumi ostetrici, emorragie post-partum, distocia di spalla (la testa de bimbo esce, ma le spalle restano “bloccate”) e distocie fetali in generale. Tutte complicanze, queste, che mettono a rischio la salute del bimbo ma anche della mamma.
Ecco, dunque, che l'induzione al parto diventa a volte necessaria. Per decidere se e quando intervenire, a partire dalla data presunta del parto e a cadenza regolare, i parametri di mamma e neonato vengono strettamente monitorati. Il controllo include il conteggio dei movimenti fetali, che dovrà essere effettuato giornalmente, il controllo del liquido amniotico e della velocimetria doppler tramite l’ecografia e l’eventuale cardiotocografia (la registrazione del battito cardiaco fetale).
I benefici connessi all’induzione del travaglio nella gravidanza oltre la 41° settimana di età gestazionale devono essere però bilanciati con i rischi e le complicazioni legate all’intervento. Se è vero che in taluni casi l’induzione è necessaria e non procrastinabile, è infatti il medico curante (oppure il centro ospedaliero) a decidere quando effettuare l’induzione, dopo aver valutato le condizioni della mamma e del bambino.
Parto indotto, quando è necessario
Alle donne con gravidanza protratta non complicata deve essere offerta l’opportunità di partorire spontaneamente, ma ben sorvegliate, anche se questo comporta ulteriori controlli e a volte un maggior stress. D’altra parte, per evitare i rischi legati alla prosecuzione della gravidanza, l’induzione del parto deve essere offerta a tutte le donne con gravidanza non complicata tra la 41° e la 42° settimana di gestazione.
Ovvio che il momento in cui effettuare l’induzione del parto deve tener conto delle necessità della donna, dei risultati dei test di sorveglianza fetale adottati, del contesto assistenziale, della storia di quella gravidanza e delle condizioni più o meno favorevoli del collo dell’utero, ovvero della probabilità di successo di ottenere a breve un parto vaginale il più possibile sicuro.
Peraltro, oltre ad essere effettuata in caso di gravidanza protratta, l’induzione al parto:
- è necessaria in caso di rottura delle acque, non seguita dal travaglio;
- se la mamma soffre di diabete pregravidico può essere proposta tra la 38° e la 40° settimana, se soffre di diabete gestazionale può essere proposta dalla 39° settimana;
- se il bimbo non cresce più nell’utero, o cresce troppo, è il ginecologo a decidere se procedere col parto indotto.
Parto indotto, come funziona
Le metodiche di induzione al parto sono varie, ognuna applicabile più favorevolmente in situazioni specifiche e spesso adattabile alle condizioni cliniche della donna e alle sue esigenze personali. Il tuo medico o il centro ospedaliero di riferimento saranno certamente in grado di suggerirti la metodica migliore. Ovvio che tutto questo vale se esiste un rapporto di fiducia e di rispetto reciproco, premessa auspicabile per un buon esito della vostra gravidanza.
Per provare invece ad indurre il parto in modo naturale, è possibile affidarsi ai cosiddetti “consigli della nonna”. Quali? In primis avere un rapporto sessuale col proprio partner: le prostaglandine contenute nello sperma sono infatti capaci di ammorbidire la cervice uterina, mentre l'ossitocina può favorire l’inizio del travaglio. In alternativa si può optare per l’attività fisica: una passeggiata per aiutare il bimbo a spingere sulla cervice, oppure il nuoto a rana per allenare il pavimento pelvico (e provare a stimolare le contrazioni). La natura, a volte, può letteralmente sorprenderci!