Vai direttamente ai contenuti

Alcol in gravidanza: quali conseguenze?

Aggiornato il 09 Novembre 2022

Alcol in gravidanza: quali conseguenze?

Una delle domande più frequenti che una donna in gravidanza si pone riguarda la possibilità di assumere alcol in gravidanza. Purtroppo, anche da parte dei medici, le future mamme non trovano risposte univoche con conseguente confusione sull’argomento.

Nonostante l’esistenza di una precisa controindicazione che tutela la salute del bambino, in Italia ancora oggi il 50-60 % delle donne in gravidanza consuma bevande alcoliche. La letteratura scientifica ha ampiamente dimostrato che assumere alcol in gravidanza è molto dannoso per il bambino.

L’alcol, infatti, attraversa facilmente la placenta e raggiunge il feto quasi alle stesse concentrazioni con cui si trova nel sangue della madre. Il feto non ha la capacità di metabolizzare l’alcol che nuoce direttamente alle cellule cerebrali e ai tessuti degli organi in formazione. Non esiste, quindi, una dose "sicura" da assumere mentre si è in "dolce attesa", poiché, purtroppo, il feto non ha nessuna difesa contro i danni derivanti dall'alcol.

Inoltre, non esiste nemmeno un “periodo” della gravidanza durante il quale l’assunzione di alcol non crei problemi: organi vitali importanti quali cuore, cervello, scheletro iniziano a formarsi già durante i primi 10-15 giorni dopo il concepimento, quindi prima di sapere che si è in gravidanza. L’assunzione di alcol durante queste prime settimane di età gestazionale può essere estremamente dannosa e per questo è importante smettere di bere già durante il periodo in cui si programma la gravidanza. I primi 3 mesi di gravidanza e l’ultimo trimestre sono i periodi più delicati e quelli in cui l’alcol determina i danni maggiori per il feto. Inoltre il mantenimento di abitudini legate al consumo di alcol è correlato ad un aumento del rischio di nascita prematura e di sottopeso.

La Sindrome Feto Alcolica (FAS)

La Sindrome Feto-Alcolica (Fetal Alcohol Syndrome-FAS) è la più grave disabilità permanente che si manifesta nel feto esposto, durante la vita intrauterina, all’alcol consumato dalla madre durante la gravidanza. Oltre alla FAS, che è la manifestazione più grave del danno causato dall’alcol al feto, si possono verificare una serie di problematiche strutturali e disturbi dello sviluppo neurologico che comportano disabilità comportamentali e neuro-cognitive di vario tipo: si può delineare quindi un ampio spettro di disordini che vengono compresi nel termine FASD (Fetal Alcohol Spectrum Disorder-FASD).

Le principali manifestazioni della sindrome feto-alcolica includono:

1) dismorfismi facciali: occhi piccoli e distanziati, naso corto e piatto, labbro superiore molto sottile, padiglioni delle orecchie scarsamente modellati;

2) ritardo nell’accrescimento per quanto riguarda altezza, peso e circonferenza cranica (segno, questo, anche di dimensioni ridotti cerebrali);

3) anomalie nello sviluppo neurologico del sistema nervoso centrale, con alterazioni cognitive e comportamentali. Non esistono dati certi sull’incidenza della sindrome feto-alcolica (FAS) in Italia.

Tuttavia, uno studio del centro di alcologia del Policlinico Umberto I di Roma, effettuato nella provincia del Lazio, stima una prevalenza pari a 1,2 su 1000 nati vivi. Si arriva poi a un 6% nel caso di espressioni parziali della sindrome, ovvero della FASD. Le donne che bevono quantità rilevanti di alcol in gravidanza partoriscono bambini affetti da danni alcol correlati in una percentuale variabile tra il 4% e il 40%.

Le campagne informative sulle conseguenze dell’alcol in gravidanza e una corretta informazione da parte di ginecologi e pediatri è fondamentale per evitare la comparsa di disabilità irreversibili nei futuri nascituri.

 

Dott.ssa Valentina Decimi - Salvagente Italia

http://www.salvagenteitalia.org/