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Analgesia peridurale in travaglio

Aggiornato il 09 Novembre 2022

Analgesia peridurale in travaglio

 

Una splendida invenzione, una stupenda opportunità per non soffrire! E, soprattutto, per non soffrire in un momento, lungo per la verità, così unico e bello come quello della nascita del vostro bambino. Si dice a tutte che poi si dimentica il dolore, e sembra vero... ma perché non ricordare invece quel giorno come un evento sereno? Quindi facciamo strada all’analgesia peridurale!

 

Sono però neccessarie alcune puntualizzazioni. Lavoro in sala parto da tanti anni, ahimè, e quello che osservo a volte è che la peridurale sembra lo scopo del ricovero, quasi che se i tempi del travaglio fossero, per una serie di eventi (magari un secondo figlio per esempio) troppo brevi per usufruirne, rimanesse il rimpianto di non averla ottenuta...

Quello che sempre consiglio alle mie pazienti è di affidarsi all’ equipe che le assiste, per verificare insieme se e quando le condizioni locali, il benessere del feto e i tempi del travaglio suggeriscono di interpellare, con beneficio per madre e bambino, l’anestesista: queste sono le premesse per un corretto utilizzo della analgesia, che è a tutti gli effetti un prezioso e ormai insostituibile mezzo terapeutico per le donne.

Nella pratica, è consigliato fare un colloquio con un anestesista dell’ equipe ospedaliera, con il quale verificare se non ci sono patologie materne che ne sconsigliano l‘utilizzo (coagulopatie congenite o acquisite, infezione in sede di puntura lombare, impossibilità di comprensione del consenso informato necessario, malattie neurologiche in atto) o invece indicazioni materne che lo consigliano caldamente (ipertensione, patologie respiratorie o cardiache in assenza di turbe della coagulazione, patologie ortopediche).

 

Ci saranno poi, e qui interviene il medico di sala parto insieme all’ ostetrica, possibili indicazioni fetali o ostetriche, come un travaglio prolungato o una scarsa capacità di rilassamento della donna, che sarà di sicuro aiutata da una diminuzione o assenza di dolore.

Senza dubbio, è utile raccogliere il consenso informato in fase pre-travaglio, durante la gravidanza, in situazione serena e lontana dagli stimoli dolorosi: credo che durante il travaglio qualunque proposta vi venga fatta per non soffrire sarebbe accolta, indipendentemente dalla comprensione di rischi e benefici.

Il vostro ginecologo vi prescriverà gli esami utili all’anestesista per verificare la fattibilità della procedura e vi consiglierà di eseguirli durante l’ultimo mese della gravidanza.

Che altro aggiungere? Che è pur sempre una procedura medica, non scevra da rischi o effetti collaterali, che vanno appunto discussi e compresi in sede di colloquio con l’anestesista, e che è di certo una grande conquista per i medici e per le donne poter offrire e usufruire di una tecnica che permetta un vissuto molto più sereno del travaglio.

 

Importante comunque sarà la vostra fiducia, in voi stesse e in chi vi accompagna in questa fantastica avventura: il vostro compagno ovviamente prima di tutti, ma anche l’ostetrica che cercherà di guidarvi passo passo.

Preciso questo perché il compito della ostetrica certamente è facilitato durante il travaglio di una donna serena e non obnubilata dal dolore, ma a maggior ragione perché sarete vigili e rilassate potrete ancor meglio seguirne i consigli e lasciarvi da lei guidare.

E ancora: cominciate a parlarne con il vostro ginecologo.

 


    

Dottoressa Patrizia Gementi

 

Dirigente dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia presso l’Ospedale Buzzi di Milano

 

Studio Medico Associato Oldrini e Gementi (Piazza Libertà 2, 20010 Cornaredo MI)

 

Medical Center Buonarroti (Via Tiziano 9, 20145 Milano)